dal sito di Eco Risveglio...
Espulsa badante
il caso esplode su Facebook
VERBANIA - 16/07/2009
Via 25 aprile. Una donna chiama aiuto nel sonno e viene sentita dai vicini, i quali, preoccupati, avvertono la polizia che interviene prontamente. Ma è solo un falso allarme. La protagonista, un’anziana di 95 anni, sta bene e quindi tutto sembrerebbe risolto. Ma non è così. Gli agenti, infatti, si accorgono della presenza della badante, un’immigrata ucraina, che alla richiesta del permesso di soggiorno non può esibirlo perché ne è sprovvista. A quel punto, con l’entrata in vigore della nuova legge che introduce il “reato di clandestinità” la donna viene condotta in questura. Giunta in via Lussemburgo le vengono notificati prima il fermo e poi l’espulsione dall’Italia. Un trauma per l’anziana assistita dalla straniera, che ora non vuole più nessun altro al suo fianco. Così la badante (molto nota nel quartiere) - in attesa d’espatrio forzato - non può tornare a curarla. La palla a quel punto è passata ai familiari dell’anziana, che non sapendo che altro fare si sono rivolti al Consorzio dei servizi sociali e alla fine si sono visti costretti a ricoverare la 95enne in una casa di riposo. Sotto shock i condomini che proprio non si capacitano della condotta della polizia. «Loro hanno fatto solo il proprio dovere. Il problema sta tutto nella legge, fatta male a tal punto che già si parla di sanatoria. Una legge assurda che colpisce gli anziani e le persone deboli». Questo il commento del medico curante della donna, il dottor Carlo Bava, che in un messaggio su Facebook ha lanciato l’allarme: «La mia assistita stava bene, era contenta e felice con quella donna che l’aiutava da tre anni. Era compensata e autonoma. Oggi è triste e l’essere al centro di questa vicenda l’ha ulteriormente affranta».
Ha aggiunto il medico: «Ora, per colpa di questa insulsa legge “da bar” che pensa che tutte le straniere vogliano solo fare le badanti, senza curarsi del lavoro vero e quotidiano che svolgono, ci si trova con un peso in più sulle spalle della collettività, che sta pagando il costo sanitario della questione. Ma anche gli anziani così facendo non si ritrovano più un importante sostegno quotidiano. Un caso significativo che ho voluto portare all’attenzione di tutti».
Patrizia Guglielmi
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